Lettera aperta: su Magdi Allam

LA LETTERA DI ALLIEVI

Grazie a Daniela Amalfi, e a Sesamo, vi inoltro una lettera di Stefano Allievi in merito all’appello contro Magdi Allam:
Cari amici e care amiche,
per un disguido di cui non conosco la causa, il mio nome non appare tra i firmatari dell’appello su Reset contro il “giornalismo tifoso”, e in solidarietà al collega Massimo Campanini.Come Massimo Campanini e Paolo Branca sanno, ho parlato più volte con loro fin dall’uscita del libro di Allam, che cita loro e me, e gratifica tutti e tre, seppure in maniera diversa, di una menzione nella sua personalissima lista nera di “cattivi maestri”.
A Massimo, più duramente colpito, ho manifestato immediatamente la mia solidarietà, rafforzata dall’amicizia che ci lega da molti anni. Con Paolo, ho partecipato alle varie stesure dell’appello: del resto sia io che lui non è la prima volta che veniamo malevolmente citati da articoli di Allam. E ho inviato per tempo la mia firma di solidarietà. Mi era stato poi detto che le firme di noi tre, per motivi di opportunità, non sarebbero comparse, in quanto parti in causa direttamente coinvolte, ma ciò non è così chiaro dal testo che precede l’appello (non sono citati i nomi di tutti i docenti direttamente nominati da Allam, ma solo quello di Massimo), e alcune firme alla fine ci sono.
Ci tengo pertanto ad informarvi della mia adesione all’appello. Tra l’altro, sarebbe stato ben strano che il mio nome non comparisse: ho a mia volta ricevuto la solidarietà concreta di tanti di voi – e tra i primi proprio quelle di Paolo e Massimo – quando sono stato io ad essere colpito: nel mio caso da una ingiusta e diffamante condanna giudiziaria. La mia solidarietà a chi, oltretutto amico di lunga data, viene colpito da altrettanto diffamanti e ingiustificate illazioni non poteva quindi che essere, come è stata, della prima ora, e totalmente convinta. Tutti quanti ci troviamo dalla medesima parte della barricata: anche se tutti quanti involontariamente, visto che di barricate avremmo fatto volentieri a meno. Ma non siamo noi ad aver scelto il terreno dello scontro, e lo combattiamo nello stile, comunque pacato, che ci contraddistingue, per il nostro carattere, e direi anche per la nostra deontologia personale e professionale.
Su un piano più strettamente personale, aggiungo poche parole, che ho scritto ad un amico che voleva coinvolgermi ad andare oltre, scrivendo un articolo ‘contro’ Magdi Allam: cosa che potrei fare forse con più profondità e maggiori informazioni di altri, conoscendolo fin dai tempi in cui era ancora un oscuro redattore di Repubblica ai suoi primi articoli e inchieste sul tema che poi è diventato il suo prediletto, al quale ho fornito in quella fase molte informazioni senza peraltro riceverne mai in cambio nemmeno la cortesia di una citazione o di un ringraziamento, e del quale, fino al momento in cui ho manifestato il mio esplicito disaccordo con alcuni suoi articoli e prese di posizione, ho goduto dell’amicizia e della stima, al punto che mi telefonava dopo ogni suo articolo importante per chiedermi cosa ne pensassi, e mi inviava i suoi libri con dedica.
Non ho tempo, non ho voglia, e non ho nemmeno intenzione di mettermi su questo terreno. Lascio la polemica personale ad altri, Magdi Allam in primis, che se ne sono appassionati, e da cui traggono le soddisfazioni che preferiscono, ma che non sono le mie. Io la vis polemica l’ho esercitata a suo tempo, nel caso per esempio dei libri contro Oriana Fallaci, perché mi pareva ci fosse bisogno di dare argomenti a quella che consideravo una battaglia culturale, non personale (come espresso chiaramente anche dal titolo del mio libro conclusivo sull’argomento: “Niente di personale, signora Fallaci”). Il resto non mi interessa. Ed ho una vita già anche troppo piena, professionalmente e familiarmente, per farmi ulteriormente coinvolgere in personalismi che subisco, in cui talvolta casco, ma che non amo per niente. Quando, nel corso della mia carriera professionale, mi è capitato di criticare Fallaci o Allam, un imam esaltato o un qualche vescovo poco evangelico, un leader organizzativo musulmano o il leghista di turno, un antisemita o un occidentalofobo o un islamofobo professionale, gli Adel Smith o i Baget Bozzo, o chicchessia, non è mai stato per un fatto personale, ma sempre in riferimento alle conseguenze culturali e politiche che quelle posizioni hanno o credo che abbiano – magari sbagliando, ma credo con una certa onestà intellettuale, anche ingenua, e mai ricavandone qualcosa, semmai il contrario. Il resto non mi interessa. Sono miserie, fondamentalmente. E, come si dice, de minimis…
Oggi, di fronte a tanta insipienza urlata, a tante bassezze, a tanti attacchi superficiali e interessati ma soprattutto fondamentalmente stupidi, e forse proprio perché sono già stato tirato in ballo troppe volte, anche contro la mia volontà (come con Smith, che mi ha costretto a distogliere energie e impegno da cose che valgono maggiormente la pena), ho bisogno e desiderio di un po’ di distacco, e di un surplus di saggezza, magari. Che non dispero di trovare, nonostante le pietre d’inciampo e gli incidenti di percorso, e quelli che Pascal chiamava, etimologicamente, i divertissements, che ti fanno di-vertere e dis-trarre dal percorso voluto. A ciascuno la sua strada, con le sue accelerazioni e le sue pause di riflessione. Per quel che mi riguarda, oggi sono in pausa. Domani è un altro giorno, si vedrà…
Cordiali saluti
Stefano Allievi