Non c'è più un solo modello familiare

«Basta a un unico modello familiare»
03 gennaio 2013 — “Il Mattino” pagina 02 sezione: Nazionale
PADOVA «La strada intrapresa dalla cultura occidentale è segnata da tempo: ci stiamo dirigendo verso il riconoscimento della diversità, verso l’universalizzazione dei diritti». Stefano Allievi, docente di Sociologia dell’Università di Padova, saluta con favore il dibattito fiorito attorno alla nuova sensibilità che si respira in Azienda ospedaliera. “Partner” al posto di “padre” è una dicitura che può suonare un po’ troppo politically correct? Poco importa, in fin dei conti, «la nostra società procede per tentativi». «Il fatto realmente importante è raggiungere la consapevolezza che non esiste un unico modello familiare, ne esistono molti e, con questi, noi siamo chiamati a confrontarci». Il docente spiega che «siamo di fronte a una pluralizzazione oggettiva, non si possono più mettere in discussione dati di fatto». E di fronte a queste nuove situazioni, la società occidentale cerca risposte che precedono di anni le leggi: le coppie gay non sono riconosciute legalmente ma esistono, così come le donne sole che decidono di avere figli. Tuttavia un capitolo a parte, secondo Allievi, è rappresentato dalle adozioni: non mancano i tentativi da parte di coppie omosessuali di adottare un bimbo, cercando di limare vincoli, addomesticare normative: «Mascherare i fenomeni sociali non serve a nulla«, spiega ancora il sociologo, «i cambiamenti devono sempre essere pensati. L’omosessualità ormai ha ottenuto il riconoscimento sociale. Il dibattito, anche acceso, non deve spaventare. È il confronto che permettere di crescere, di trovare soluzioni». Il docente dell’ateneo padovano sottolinea poi che non è un caso che la questione “padre-partner” sia deflagrata all’interno di un ospedale: «Gli ospedali e le scuole», continua Allievi, «sono per natura i luoghi in cui maturano prima e vengono riconosciuti in anticipo i cambiamenti sociali. Basti pensare alla pluralità religiosa. Ogni istituzione risponde come può ai cambiamenti culturali in atto all’interno del Paese. Pertanto è giusto che le decisioni intraprese, di certo passibili di cambiamento perchè frutto di riflessioni che non affondano le radici nell’esperienza, inneschino un meccanismo di cambiamento che deve essere recepito». Eppure solo pochi anni fa sembrava un miraggio poter pensare di riconoscere i figli nati fuori dal matrimonio. Oggi, invece, i figli naturali hanno pari diritti rispetto a quelli nati da genitori sposati. «Non credo siamo lontani dal riconoscimento delle coppie gay. Di certo, però, la legislazione si muove molto più lentamente rispetto alla società civile: ecco perchè risulta fondamentale mantenere vivo il dibattito che può anche essere acceso e portare al confronto di idee diametralmente opposte. Ma è il dibattito sociale che permette di introitare i cambiamenti». Il professor Allievi sottolinea poi che il riconoscimento del pluralismo culturale, declinato in tutte le sue forme, rappresenta il passo decisivo per la società occidentale del terzo millennio. (f.p.)